L’opera fotografica in forma di libro: il caso di Hospitalia

Condensare un progetto fotografico in forma di libro è uno dei modi con cui gli autori di progetti fotografici possono divulgare il proprio lavoro. Tanto più se il progetto è complesso e indipendente, ovvero non su commissione. Questa scelta si rivela vincente soprattutto nel panorama attuale che rende, in Italia, difficile esporre in siti istituzionali i progetti nella loro complessità. Ma non è solo questo il motivo. L’opera in forma di libro consente di raggiungere un pubblico più ampio e variegato, può viaggiare al di fuori dei confini nazionali e, non da ultimo, permette una fruizione dell’opera a lungo nel tempo, molto più di un’esposizione o, comunque, di una serie di eventi. Nel mio caso, inoltre, decidere di trasformare il progetto “Hospitalia” in un libro ha permesso anche di aggiungere il testo alle immagini.

Hospitalia” è un progetto fotografico in itinere che indaga il tema dei luoghi della cura. Gli ospedali antichi intesi come monumenti sociali – vere e proprie città nella città – siti di accoglienza comunitaria. E’ un progetto complesso che affianca all’indagine fotografica la costruzione di una rete di soggetti interessati al tema, l’organizzazione di convegni e workshop. E’ un’indagine che stimola nuove progettualità. A tutto ciò si è aggiunta, nel tempo, la necessità di riflettere sul senso della cura. Che parte dalla persona e arriva alla comunità e al paesaggio. Tutto ciò non poteva essere raccontato soltanto attraverso l’indagine fotografica ed è per questo motivo che, partendo da un dummy photobook sviluppato con Luca Panaro a Chippendale Studio, ho sentito  l’esigenza di trasformare questo primo oggetto in un libro che mi permettesse di aggiungere un testo ma non stravolgesse l’impostazione definita: una raccolta di immagini per temi, proposte anche attraverso sovrapposizioni e sottrazioni, in un’architettura che ha reso il volume un vero e proprio oggetto, sottolineandone la tridimensionalità, incoraggiando molto l’interazione con il lettore.

Grazie al successivo progetto per il libro edito da ARTEMA nel 2017, ho potuto inserire una serie di mie riflessioni sul significato della cura e ho potuto dotare il volume di una sezione dedicata alle didascalie, che aggiungono invece informazioni circa i siti fotografati, riuscendo a dar conto della profondità di senso del lavoro e a fornire ulteriori chiavi di lettura. Per lo stesso motivo, il volume accoglie anche due saggi, di Gigliola Foschi e di Frédérique Malotaux, ed è introdotto da due scritti di Domenico Quirico e Tiziana Bonomo di Art Photò, che ne ha curato l’edizione e la campagna di crowdfunding. E’ grazie al sostegno di trenta collezionisti, infatti, che il libro si è potuto realizzare nella forma voluta, in maniera artigianale, grazie a White Milano di Giorgio Dalle Nogare. Il volume, infatti, si presenta come un’edizione d’arte, grazie al design di Adriano Padovani, e mantiene tutti gli elementi progettati con il dummy photobook aggiungendo anche una sovra copertina con il testo di una canzone di Manuel Agnelli.

La prima edizione, in italiano, è stata realizzata nell’ottobre 2017 ed è presto andata in esaurimento. Il 13 giugno, al Museo di Santa Maria della Scala, sono state presentate l’edizione in inglese e la prima ristampa in italiano, mentre è in corso il lavoro di traduzione in francese.

 

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Post by Elena Franco

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